Crepe nella realtà: Rachel Ingalls e la forma breve del perturbante
Dall’ordinario all’inquietante, tra alienazione, ironia e desideri repressi.
Sono decisamente in ritardo con i miei post nei quali parlo delle mie letture. È stato — e lo è ancora — un periodo abbastanza complesso e pieno. Dunque, per non spezzarmi, ho preferito rallentare.
Ma oggi sono nuovamente qui, per parlare, anzi scrivere, di quello che potrei definire il libro più interessante letto a Marzo. Pubblicato da Adelphi, tradotto da Giovanna Granato, sto parlando di “Benedetto è il frutto”, antologia di Rachel Ingalls.
( Editore: Adelphi, Collana: Fabula, Prezzo di copertina: 20€, pp. 274 )
Rachel Ingalls: scrittrice dell’invisibile
Statunitense di nascita ma londinese di adozione, Rachel Ingalls ( 1940 - 2019 ) è probabilmente, una delle più interessanti autrici che io abbia potuto leggere negli ultimi anni. Una scrittrice non molto conosciuta, ma amata da chi ha avuto la fortuna di scoprirla. Scrive e racconta, il più delle volte, di realtà quotidiane che inesorabilmente scivolano verso il perturbante.
In Italia, prima di oggi, l’unico suo libro arrivato è Mrs. Caliban, libro del 1982 e pubblicato nel 2018 da Nottetempo Edizioni
La sua scrittura così essenziale, che funziona per sottrazione. Carica di tensione latente, profondamente psicologica e pervasa da elementi gotici o surreali. Grazie a questo stile riesce a raccontare, perfettamente, quella dissonanza tra ciò che appare e ciò che realmente è. Nulla è mai esplicitato, non avvengono grossi colpi di scena. Piuttosto esistono delle trasfigurazioni, emotive e\o simboliche, capaci di evocare familiarità e disorientamento nello stesso istante.
Benedetto è il frutto
Nei cinque racconti presenti in questa raccolta, lo stile della Ingalls è denso d’implicazioni emotive e morali. Le storie, spesso confinate in spazi e dinamiche familiari, domestiche o comunque apparentemente sicure, assumono ben presto atmosfere di disagio e straniamento, grazie all’abilità della scrittrice.
In tutti questi racconti sono evidenti molte tematiche ricorrenti, a partire dalla solitudine, a volte amplificata dall’incapacità di comunicare con chi ci circonda, i rapporti familiari disturbati, una critica implicita—ma a volte non tanto—alla società patriarcale ed ai ruoli imposti alle donne. A questo poi si affianca il senso di estraneità nella quotidianità, la presenza dell’assurdo e del soprannaturale, il più delle volte metafora dell’alienazione, del controllo sociale, del trauma e del desiderio represso poiché “Il soprannaturale serve a rendere visibile l’invisibile”.
C’è un’attenzione alla dimensione erotica, ma non tanto come pulsione esplicita, quanto un’energia che deforma, che crea instabilità e che può emergere anche nei rapporti più banali e meno probabili.
Per darvi un’idea vi basti sapere che nel primo racconto, un frate rimarrà incinto di un angelo. Qui verrà unito non soltanto il dissacrante all’ironia e all’assurdo, ma anche viene mostrato a tutti noi lettori non abituati—quindi non le donne—cosa significhi vivere una realtà nella quale la decisione non spetta più a noi stessi, ma ad una figura, un ruolo, imposto da religione\società.
Ma il vero punto focale è appunto il fallimento della comunicazione, una riflessione sul mancato incontro tra realtà e narrazione, tra ciò che si vive in prima persona e ciò che si riesce a carpire e ad esprimere.
Una scrittura che incrina la realtà
Rachel Ingalls, che qui si dimostra maestra della forma breve, ci racconta mondi piccoli ma densi. Ogni parola sembra pensata, scelta ed usata con grande cura e cautela, per mettere a nudo le maschere sociali, la vacuità della borghesia, la fragilità delle strutture relazionali.
Ma non c’è moralismo di alcun tipo. Tutto è una constatazione, lucida e quasi scientifica. E dunque, questa raccolta andrebbe riletta, analizzata, smontata e studiata per comprendere ciò che ci circonda e come esempio di come il racconto breve possa essere una forma d’arte perturbante.
Come dicevo inizialmente, nessun colpo di scena, niente plot twist. I suoi racconti non esplodono: fermentano. Se quindi cercate crepe nella normalità o tensioni sotterranee, troverete in questo libro, un meraviglioso tesoro.
Interessante scoperta non conoscevo